La riduzione del capitale non sempre si tassa

Ai fini civilistici e ai fini fiscali le riserve sono classificate in diversi modi.

Ci sono diverse priorità previste dal legislatore sulla distribuzione delle riserve.

In primis bisogna distingue tra riserve di capitali e riserve di utili, l’art. 47, comma 1, del Tuir, prevede che la società erogante deve sempre privilegiare nella distribuzione le riserve di utili (non in sospensione d’imposta e liberamente disponibili: circolare 26/E/2004), rispetto a quelle di capitale, salvi i casi in cui la legge preveda diversamente (es. norme sulla assegnazioni di beni ai soci).

Questo vincolo ha valenza fiscale indipendentemente da quanto deliberato dall’assemblea.

L’altra regola riguarda le riserve di utili, da ultimo rivista dall’articolo 1, c. 4 del decreto del 26 maggio 2017. E’ stabilito che nella distribuzione la società deve:

• prima utilizzare gli utili ante 2008 (imponibili per il socio qualificato per una quota del 40%);
• poi passare a quelli realizzati tra il 2008 ed il 2016 (imponibili per il socio per una quota del 49,72%)
• solo esauriti questi si possono “intaccare” le riserve formate con utili realizzati a partire dal 2017 (imponibili per il 58,14% del loro ammontare).