Depositi Iva, non serve sempre l’esterometro ma autofattura elettronica quasi sempre
Recensione di Roberto Castegnaro Pubblicata il 29/04/2019
Autore: Sirri Massimo Fonte: Il Sole 24 Ore del 29/04/2019
Estrazione dei beni dal deposito Iva autofattura elettronica o analogica, esterometro con una inevitabile complicazione degli adempimenti.
Il deposito Iva è nella maggioranza dei casi usato dall'impresa residente per importare (cd. immissioni in libera pratica) beni senza pagare l'IVA che viene assolta in reverse al momento dell'estrazione dei beni.
All'estrazione il soggetto residente che ha importato
deve emettere autofattura e come previsto nella consulenza giuridica 956-3/2019, il documento sarà cartaceo/analogico o elettronico “extra-Sdi” salvo l'invio volontario al SDI, ma solo se il valore all’estrazione coincide con quello dichiarato al momento dell’introduzione.
L'autore evidenzia tuttavia che la parità di valore importazione/estrazione non può esserci visto che, anche se non si verificano transazioni relative ai beni o lavorazioni sugli stessi prima dell’estrazione, ci sono pur sempre le spese di custodia in deposito che sono naturalmente destinate ad aumentare l’imponibile “in uscita” (questo non accade solo se si tratta di prestazioni extraterritoriali o se la spesa è erroneamente addebitata con Iva dal gestore).
Quindi di regola l’estrazione va documentata con autofattura elettronica trasmessa allo Sdi (con codice TD01 e con i dati dell’estrattore come cedente/cessionario).
Nessun obbligo di compilazione dell’esterometro dovrebbe sorgere in relazione all’estrazione, dal momento che tale operazione non coinvolge un soggetto estero.
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