CONTABILITA' A MISURA DI RICAVI

Norma di riferimento è il DPR. n. 600/1973.

Sotto questo "Argomento" vengono raggruppati i "Temi" sui vari tipi di sistema contabile adottabile, minimi, forfettari, sempificati, ordinari.

Circa le varie opzioni ricordiamo che l’articolo 1, D.P.R. n. 442/1997, prevede che :

L'opzione e la revoca di regimi di determinazione dell'imposta o di regimi contabili si desumono da comportamenti concludenti del contribuente o dalle modalita' di tenuta delle scritture contabili.

La validità' dell'opzione e della relativa revoca e' subordinata unicamente alla sua concreta attuazione sin dall'inizio dell'anno o dell'attivita'. E' comunque consentita la variazione dell'opzione e della revoca nel caso di modifica del relativo sistema in conseguenza di nuove disposizioni normative.

2. In presenza di fusione o scissione di società' il regime di determinazione dell'imposta, prescelto da ciascun soggetto, continua fino alla prevista scadenza, con l'applicazione, ove necessario, delle norme contenute nell'art. 36 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.

Se nell’anno avete superato i limiti di 400 mila euro di ricavi, per le imprese di servizi, o di 700 mila euro di ricavi per le altre imprese, da quello successivo scatta l’obbligo della tenuta della contabilità Ordinaria. Limiti così innalzati dall’art. 7 del DL. 70/2011.

Nel passaggio dal regime di contabilità semplificata a quello ordinario, sia per opzione che per obbligo, si deve redigere il prospetto iniziale delle attività e le passività esistenti all’inizio del periodo d’imposta.

L’articolo 1 del DPR. n. 126/2003, prevede che nel passaggio al regime ordinario, le attività e le passività esistenti all’inizio del periodo d’imposta siano valutate con i criteri stabiliti dal DPR. 23 dicembre 1974, n. 689.

Prevede inoltre che il prospetto patrimoniale delle attività e passività deve essere riportato nel libro inventari o su un apposito prospetto da redigere entro il termine della presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta precedente.

La disciplina IVA è regolamentata dal DPR. n. 633/72.

Precisamente il 26 ottobre 1972, è stato approvato il decreto del presidente della Repubblica n. 633 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 292 dell’11 novembre 1972), che ha istituito e disciplinato, dal primo gennaio 1973, l'imposta sul valore aggiunto.

Tutti i soggetti IVA che rispettano un determinato limite di fatturato possono liquidare l’imposta con cadenza trimestrale.

I limiti sono riferiti al VOLUME D’AFFARI e sono i seguenti:

• €. 400.000 per chi svolge una attività di prestazioni di servizi;
• €. 700.000 per chi svolge altre attività (es. cessione di beni).

Il Volume d’affari è un valore che emerge dalla Dichiarazione annuale IVA, sostanzialmente è dato dalle cessioni di beni e dalle prestazioni di servizi dell’anno al netto delle cessioni di beni ammortizzabili. Non si considerano nel volume d’affari eventuali passaggi interni.

Rientrando nei limiti indicati il contribuente ha facoltà di liquidare l’imposta con cadenza trimestrale, con l’aggravio però di dover aumentare l’eventuale imposta dovuta di una maggiorazione dell’1%.

L’opzione per la liquidazione IVA trimestrale va comunicata nella dichiarazione IVA ed è valida fino a revoca.

Per determinate categorie di contribuenti è possibile versare l’IVA con cadenza trimestrale indipendentemente dal volume d’affari e senza la maggiorazione dell’1%.

I dati delle liquidazioni IVA vanno comunicati con apposita comunicazione trimestrale.