Patto di famiglia e “attribuzioni compensative”
Recensione di Roberto Castegnaro Pubblicata il 15/02/2025
Autore: Testo di Legge Circ. Risoluzione Fonte: Agenzia Entrate del 15/02/2025
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L'Agenzia sulla tassazione dei versamenti in denaro o attribuzioni di beni effettuati a scopo compensativo nei confronti dei legittimari non assegnatari
Risoluzione n. 12 del 14 febbraio 2024, in materia di quanto corrisposto a titolo compensativo dall’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni societarie in favore del parente escluso.
L’aliquota e la franchigia dell’imposta di donazione da applicare alle “attribuzioni compensative” rientranti nel patto di famiglia sono determinate in base al rapporto di parentela esistente fra il disponente e il legittimario non assegnatario.
Breve riepilogo
Il patto di famiglia è una tipologia di contratto (articoli 768-bis e seguenti del codice civile) che favorisce il passaggio generazionale all’interno dell’impresa, prevedendo il trasferimento da parte dell’imprenditore dell’azienda e delle partecipazioni sociali (o di una parte) a uno o più discendenti.
Nell’ambito del patto di famiglia, l’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni societarie deve liquidare ai legittimari non assegnatari delle somme o dei beni, detti “attribuzioni compensative”, allo scopo di equilibrare la distribuzione patrimoniale.
La norma prevede infatti, “gli assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni societarie devono liquidare gli altri partecipanti al contratto, ove questi non vi rinunzino in tutto o in parte, con il pagamento di una somma corrispondente al valore delle quote previste dagli articoli 536 e seguenti; i contraenti possono convenire che la liquidazione, in tutto o in parte, avvenga in natura” (articolo 768-quater, comma 2 cc).
Secondo il Testo unico sulle successioni (Tus), aggiornato alle recenti modifiche apportate dal Dlgs n. 139/2024, nei patti di famiglia il trasferimento di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni non è soggetto all’imposta sulle successioni e donazioni a patto che gli aventi causa rendano, contestualmente alla presentazione della dichiarazione di successione o all’atto di donazione o al patto di famiglia, apposita dichiarazione di impegno alla continuazione dell’attività o alla detenzione del controllo o al mantenimento della titolarità del diritto, per almeno 5 anni.
Il mancato rispetto di tali condizioni comporta la decadenza dal beneficio e il pagamento dell’imposta ordinaria, oltre sanzioni e interessi.
L’agevolazione, come confermato anche dalle circolari n. 3/2008 e n. 18/2013, riguarda esclusivamente il trasferimento effettuato tramite il patto di famiglia, e non anche l’attribuzione di somme di denaro o di beni eventualmente posta in essere dall’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni sociali in favore degli altri partecipanti al contratto.
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