Noleggio impianti sportivi quando è fuori campo Iva
Recensione di Roberto Castegnaro Pubblicata il 18/02/2025
Autore: Vedi Articolo Fonte: Agenzia Entrate del 18/02/2025
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Condizione imprescindibile per usufruire del beneficio fiscale è che la struttura deve continuare ad essere utilizzata per lo svolgimento esclusivo dell'attività sportiva
Risposta n. 36 del 17 febbraio 2025.
In materia di trattamento Iva su operazioni come il noleggio di impianti sportivi da parte di società sportive dilettantistiche, l’eventuale esenzione si applica solo se le prestazioni sono strettamente connesse con la pratica dello sport. Le agevolazioni fiscali, infatti, dipendono dalle modalità effettive di utilizzo degli impianti, non solo dalla forma giuridica o statutaria dell'associazione sportiva. In altri termini, deve essere riscontrabile un uso diretto da parte di atleti o società affiliate a una federazione.
La richiesta di chiarimenti giunge da una società sportiva dilettantistica senza scopo di lucro, iscritta alla federazione, che si occupa della gestione di un impianto sportivo mediante una convenzione di concessione sia per la gestione sia per la realizzazione di lavori di manutenzione e riqualifica. Oltre ad essere utilizzata direttamente dalle proprie squadre e da altre associazioni sportive, nella struttura la società svolge altre attività soggette a Iva, quali l’attività di commercio al dettaglio e l’apertura dell’impianto al pubblico, con relativo incasso di corrispettivi.
Il tema, come sottolineato in apertura, è quello del trattamento Iva relativo alle prestazioni di noleggio della struttura a favore di altre associazioni affiliate alla stessa federazione. In altre parole, queste operazioni rientrano nel campo dell’esenzione Iva?
Nel rispondere al quesito, l’Agenzia illustra innanzitutto la normativa attualmente in vigore sull’argomento, anche alla luce dei recenti interventi che ne hanno modificato alcune disposizioni. In particolare, il riferimento è all’articolo 4, comma 4 del Dpr n. 633/1972 (decreto Iva), in base al quale è previsto, per diverse tipologie di enti e associazioni tra cui quelle culturali sportive dilettantistiche, un regime di esclusione dal campo di applicazione dell'Iva per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi ai soci, associati o partecipanti verso pagamento di corrispettivi specifici. Sono comprese anche le prestazioni rese nei confronti di associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento o statuto fanno parte di un'unica organizzazione locale o nazionale, nonché dei rispettivi soci, associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali.
Con il decreto legge n. 146 del 21 ottobre 2021, il legislatore ha disposto la soppressione dell'esclusione dall'Iva delle operazioni effettuate dalle associazioni tassativamente indicate al citato articolo 4 del decreto Iva, prevedendo allo stesso tempo l'applicazione del regime di esenzione delle medesime operazioni e la loro riconducibilità nell'articolo 10 del medesimo decreto.
L'entrata in vigore di questa norma era stata inizialmente fissata dalla legge di Bilancio 2022 per il 1° gennaio 2024. Successivamente, il termine è stato prorogato più volte: prima al 1° luglio 2024 (Dl n. 51/2023), poi al 1° gennaio 2025 (“Milleproroghe” 2023).
Con il decreto "Milleproroghe" del 2024, infine, la data di partenza delle nuove disposizioni è nuovamente slittata (1° gennaio 2026), in attesa della razionalizzazione della disciplina dell'imposta sul valore aggiunto per gli enti del terzo settore.
Ne consegue che fino a tale data le prestazioni rese dalle associazioni e dalle società sportive dilettantistiche nei confronti dei soggetti individuati dall’articolo 4, comma 4 del Dpr n. 633/1972 possono essere considerate fuori campo Iva.
Nel caso specifico, pertanto, l'applicazione della disposizione richiede la sussistenza congiunta di alcuni presupposti. Innanzitutto, le prestazioni devono essere effettuate da enti associativi specificamente indicati, come le associazioni e le società sportive dilettantistiche che, come la società richiedente, operano senza scopo di lucro.
In secondo luogo, è essenziale che le prestazioni siano realizzate “in conformità alle finalità istituzionali” dell’ente. Ciò significa che l’attività di noleggio deve rappresentare un naturale completamento degli scopi specifici e particolari dell'associazione. Non basta, quindi, che l’attività sia menzionata nello statuto. Come evidenziato in apertura, deve essere dimostrato che il noleggio dell'impianto è utilizzato per l'organizzazione e la gestione di attività sportive dilettantistiche.
Infine, le prestazioni devono essere rivolte a soci, associati o partecipanti di associazioni che svolgono la medesima attività e che appartengono a un'unica organizzazione locale o nazionale. A questo proposito, un ulteriore chiarimento è fornito dalla circolare n. 18/2018 dell’Agenzia, che sottolinea come l'appartenenza a un'unica organizzazione sportiva, attraverso l'affiliazione a una federazione, sia un requisito imprescindibile per l’applicazione delle disposizioni agevolative. Tale principio, ribadito con riferimento all’imposta sul reddito delle società, si può estendere anche agli effetti dell’Iva.
Riepilogando, in riferimento alle associazioni sportive dilettantistiche che noleggiano impianti, è fondamentale rispettare i requisiti stabiliti dalla normativa vigente. In sintesi, la condizione necessaria è che l'impianto noleggiato continui ad essere utilizzato e destinato allo svolgimento esclusivo dell'attività sportiva, che rappresenta l'oggetto sociale dell’associazione e ne rispetta le finalità istituzionali.
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